
Regolamento per la disdetta di sedute. Chiarimenti sulle sedute saltate
Per disdire una seduta è sufficiente comunicarlo al professionista non oltre le 24 ore precedenti l’appuntamento.
QUANDO E PERCHE’ LA SEDUTA SALTATA SI PAGA
Per seduta saltata intendiamo una disdetta comunicata con meno di 24 ore di preavviso o, peggio, all’ultimo momento o, ancora, non comunicata (ovvero il paziente che non arriva in studio nell’orario di appuntamento)
Tali sedute mancate vanno pagate al 100%. A meno che non vi sia la disponibilità del terapeuta a recuperarla! Perché?
Lo psicologo – come qualsiasi altro Professionista che lavori in Libera Professione – ha la libertà di organizzare e gestire i suoi appuntamenti non solo in base alle richieste dei suoi pazienti ma anche alle sue possibilità. Quando concordiamo un appuntamento, lo Psicologo/psicoterapeuta occuperà tale spazio, di tale giorno con noi per una seduta che ha una durata di 50 minuti. Per ovvi motivi non prenderà altri appuntamenti durante quel lasso di tempo.
Nel servizio pubblico, per esempio negli ospedali, è possibile che il pagamento delle sessioni (che è anticipato in quel caso) non venga rimborsato e la seduta venga considerata “fatta” nel caso l’avviso non arrivi entro 24-48 ore.
Nel privato si cerca di essere più elastici. A volte disdire una seduta richiede una complessa riorganizzazione degli appuntamenti da parte del Professionista. È chiaro però che le persone che si rivolgono ai professionisti possono avere molteplici ragioni, dalle più banali alle più serie, per disdire una seduta. La cosa più importante da sottolineare è comunicare tempestivamente al professionista che non ci si presenterà all’appuntamento concordato. Credo che nessuna persona dotata di buon senso possa ritenere irragionevole che un professionista chieda di farsi pagare una seduta saltata senza preavviso o con un messaggio dell’ultimo momento. Se l’avviso arriva per tempo non si creerà alcun problema.
In caso l’avviso arrivi troppo a ridosso dell’appuntamento stesso sta al singolo professionista come comportarsi, ad esempio permettere il recupero della seduta secondo sua disponibilità. Ma in ogni caso, la seduta si paga. La regola aurea è sempre quella di informarsi prima che possa capitare, magari nella prima seduta. Discorso differente si fa invece per i classici “bidoni“, ovvero non presenziare all’appuntamento concordato senza nemmeno avvisare. Qui si parla o di una totale dimenticanza, o di una mancanza di rispetto vera e propria.
Riguardo al “bidone”, molto più fastidioso, mi regolo richiedendo il pagamento anticipato della sessione se la cosa dovesse ripetersi più di una volta.
Ogni professione e ogni professionista vanno rispettati, quindi togliendo le scuse dell’ultimo secondo e gli imprevisti non calcolati, meglio un sincero “Mi sono dimenticato/a” o “Ho un altro impegno“.
Poi, se il comportamento di disdire le sedute è ripetitivo, ci sono altre motivazioni più profonde e ora andremo a scoprirle.
L’IMPEGNO… CON SE STESSI
Consciamente, e soprattutto inconsciamente, il potere del pagamento è legato all’impegno che noi ci mettiamo in una data cosa. Un percorso psicologico che richiede cambiamenti è impegnativo e non è accettabile saltare le sedute...disimpegnandosi e per di più mancando di rispetto. Perché non organizzare meglio gli appuntamenti parlando delle proprie necessità con la psicologa/psicoterapeuta?
LE RESISTENZE
Alcuni colloqui psicologici smuovono qualcosa di molto forte nella dimensione simbolica del paziente e quando la frustrazione, la paura o la rabbia sono tante, il paziente inconsciamente (perché non se ne rende conto razionalmente) mette in atto delle azioni per resistere al lavoro psicoterapeutico, per resistere a quei contenuti emersi difficili da trattare e quindi per difendere la sua struttura di personalità in quel momento, anche se patologica.
Sostanzialmente, qualunque decisione in grado di modificare la posizione di totale responsabilità del paziente per le ore a lui riservate (o per qualunque altra regola generale della terapia) produce automaticamente una falla nell’alleanza terapeutica fra terapeuta e paziente, provoca resistenze e messe in atto. Bisogna quindi evitarle.
Uno dei modi per resistere alla terapia e a ciò che essa sblocca, è la “fuga“, il non venire in seduta.
Ed ecco che “saltano” fuori il problema, il contrattempo, i malesseri…(psicosomatici?), la recita del figlio non segnata sull’agenda.
Sapere di dover pagare la seduta è un modo sano per contrastare questa parte interna nella persona che teme il cambiamento e perciò boicotta e sabota il lavoro personale.
Può capitare che il paziente, pur sapendo questo, decida di non venire in seduta, ma quel tempo (che sa essere pagato) diventa comunque trasformativo e motivo di riflessione nelle sedute successive.
Occorre ricordare che la psicoterapia non è per lo psicologo, per quanto anche per lui sia trasformativa, ma per il paziente.
Ogni scelta fatta è pensata, ripensata, studiata, approfondita, messa in discussione e a volte modificata e tarata, proprio perché si costruisce sul paziente e sulla sua personalità e struttura interna.
Grazie per la collaborazione!
Dr.ssa Maria Grazia LETIZIA